Perchè Twitter è roba per vecchi? Ma chi lo usa in Italia?

Oggi il mio collega e guru del marketing Matteo in uno scambio via Skype mi chiede “sai cosa non capisco di twitter? I tweet che vedo son dei link. io pensavo a twitter come un mobile per lo più ma i link mi mandan su dei siti non mobile che ci metto un mese e mezzo a caricare. In più cosa fa che fb non fa, come lo uso?”

Alcuni giorni or sono in un post ho scritto “Twitter in Italia è una roba per vecchi. e la mia super sister, che si occupa di studiare i social network per una delle maggiori società di elettronica mondiali, perpelssa, in un commento mi ha risposto “…e io che pensavo di fare una cosa da giovani”.

Ma lei se ne sta alla silicon valley – al calduccio della California – e questo cambia tutto.
In effetti la frase completa sarebbe ” Twitter in US è una roba per teenager. Twitter in UK è una roba per tutti. Twitter in Italia è una roba per vecchi.” In US è una roba da teenager davvero. Ed è pure di massa.  L’Italia è al quindicesimo posto con lo 0,9% di tweet, un nulla.

Prima di qualunque altra considerazione menzionamo l’esistenza di una sparuta ma coriacea nicchia di mercato che ambisce a non essere presente sui social media troppo pop, come quel terribile Facebook, preferendone quelli di nicchia. Si insomma, i radical-chic-2.0. Fantastici. Coriacei ma poco significativi rispetto al mercato.

Allora vediamo di dare una risposta ad entrambi. Gli elementi che vorrei considerare per formulare la mia tesi sono 3:

Il primo è un rumor piuttosto consolidato anche se non ufficiale. L’uso di Twitter è distorto in Italia perchè pare che una società di telecomunicazioni (per favore non mandatemi la prima citazione di questo blog per quest’affermazione) ne abbia opzionato l’apertura e ne ha bloccato l’utilizzo mobile che sputtanerebbe (posso usare la parola sputtanare? Il bravo sindaco Cacciari la usa sempre … ) il mercato degli sms molto reditizzio e con molta marginalità.
Infatti nei paesi del mondo civile dove c’è una penetrazione dei cellulari molto inferiore che in Italia (dove abbiamo 15 telefonini a testa contando pure neonati e ottuagenari), gli sms già da tempo sono stati praticamente regalati per invogliare le sottoscrizioni. Ecco che con twitter riesci a inviare aggiornamenti di stato via mobile anche a chi non ha l’iPhone con Facebook sopra (altrimenti detto con smartdevice e con notifiche push attive).

Il secondo è la belissima mappa (da cui ho preso l’immagine in testata) aggiornata in tempo reale  che mostra in modo intuitivo quanti tweet e dove vengono fatti (un def#@§%& mi ha pure chiesto come mai lo usassero solo sulla est-coast … fratello tra poco lo useranno pure sulla west ma adesso stanno a dormì, riprova tra qualche ora). Se poi si prova a correlare i contratti che ne abilitano il mobile rispetto all’utilizzo reale è facile notare che Twitter viene molto usato dov’è free-mobile. Se poi incroci l’età vedi che gli adopters sono giovini e qui si salta al …

Terzo punto, come mi raccontava Francesco, consumato web manager che sta tra l’altro organizzando il primo Twestival (festa a scopo benifico degli utenti Twitter) del nostro paese, in Italia lo usano quelli con aspirazioni digital. Una nicchia di mercato b2b adatta per rivolgeri a un tipo di persone con interessi omogeni prossimi a un certo tipo di professione. Quelli delle agenzie che ancora si interrogano perchè in Italia non sia ancora partito e stanno ancora aspettando che esploda. E quei clienti loro vittime che li ascoltano senza capacità critica nè cognizione di causa.
Quindi i “vecchi”.

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