SEO e Digital Marketing si evolvono grazie a Schema.org e microformati.

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Oggi parliamo di quel che in potenza potrebbe essere una grande rivoluzione, ma, per evitare la noia mortale dei meno tecnico/nerdoni, preferirei partire con un bell’esempio che illustri i vantaggi di business della nuova dinamica.

Lo sapevate che Mediaworld fa dei prezzi pessimi? Beh avete mai provato a comparare i prezzi e vedere in che posizione compare? TA-DAAA magia, sparito! O meglio non c’e’ mai stato perche’ ha una strategia di prezzi inadatta a internet ma un branding fortissimo.

Quindi vai su MW e ti pare di aver fatto un affare anche se l’hai pagto di piu’…. poteri del marchio. quindi niente comparatori e pompiamo il Display.

In Inghilterra probabilmente tuttocio’ non sarebbe funzionato perche’ uno dei comparatori prezzi piu’ famosi e’ Pricerunner, un aggeggio simile a Kelkoo o Trovaprezzi, solo che non lavora sui feed dei clienti, bensi’ li sniffa. Va pagina per pagina e li copia che tu voglia o no.

Fai prezzi di M@@@@ ? Price runner ti sgama.

Ebbene l’idea e’ bella ed e’ molto democratica, solo che lo sniffing, ovvero andare a leggere tutte le righe del codice fino a mappare il prezzo e’ un lavoraccio e pare non essere nemmeno totalmente legale e soprattutto e’ di costosissima manutenzione.

Ma l’idea e’ buona e su un princio simile si basa la rivoluzione di schema.org.

Che sarebbe diventato un trend lo aveva preventivato Forbes ma fino ad ora ne ho sentito parlare tante agenziew ma poci clienti, anche se l’idea e’ veramente buona.

Schema.org e’ un nuovo standard per creare i siti

in sostanza dentro al tuo html ci metti una serie di “snippet” che spiegano al motore di ricerca, alle applicazioni adattive o a tutti quelli che vogliono meglio comprendere che cosa contenga un sito.

Provate a immaginare di essere un motore di ricerca, andate a leggere una noiosissima pagina e come la vedete e’ :

  • adesso circa così:”Tag, tag, TITOLO, tag, tag, tag, tag, tag, tag,, tag, tag, tag, tag, tag, tag, tag,” avete una marea di tag, giusto un paio di Meta-tag che individuano un titolo e nessuno “snippet” che vi aiuti a schematizzare le informazioni.
  • oppure, se adottati i micro formati, così: “Tag, tag, TITOLO, tag, tag, tag, tag, PREZZO, QUANTITA’, tag, tag, DESCRIZIONE tag, tag, tag, tag,” > ci sono gli “snippet” che vi stanno aiutando a trovare informazioni utili all’interpretazione.

Da bravo motore di ricerca, quello che leggo, se lo che capisco, lo posso raccontare contestualizzandolo nel modo più opportuno, magari aggregando alle informazioni della ricerca, arricchendo un risultato e-commerce delle informazioni utili a prendere una decisione di acquisto eccetera con risultati simili a questo adword:

Visto quante altre informazioni puntuali ed interessanti ci sono rispetto al vostro annuncino tradizionale?

Ecco cosa permettono di fare gli snippet, ma vi starete chiedendo in soldoni cosa significhi implementare uno snippett, ecco cosa succede dietro allo spoecchio:

E se siete degli schifosi smanettoni che non vedete l’ora di testare la novita’, oltre al sito www.schema.org vi sara;’ utile anche il link per validare la correttezza del codice implementato proposto da Google per il test dei microformati.

Ai meno interressati al vil denaro (e allora che ci fate a leggere sto blog?) vorrei rassicurare che i microformati permettono tante altre cose, come si puo’ intuire da questa rappresentazioni dei contenuti creati tratime schema.
come si struttura un xml di contenuti.

L’altra novita’ e’ Google Authorship che permette di diventare delle celebrita’ per Google

In modo relativamente simile Google ha introdotto il concetto di rilevanza di un autore. Scrivi tanto? sei apprezzato? Ti chiedono di scrivere su altri blog? Allora dovresti chiedere che nei meta venga esplicitato che “questo post e’ stato fatto da Federico Gasparotto“, acquisendo crescente popolarita’.

A me e’ capitato un paio di volte di provare a chiederlo ma non e’ mai capitato che nessuno avese implementato ancora quel semplice taggettino, altrimenti nelle ricerche legate al mio nome, oltre a quelle dei domini a me dirattamente collegati o che mi citano esplicitamente sarei potuto uscire cosi’.

Per i più interessati ci sono dei tips verticali per trarre il massimo da Google Author e di tutti i vari link che si devono creare con il Google+ che in Italia non è mai decollato ma pare che in US stia iniziando ad alzarsi di qualche centesimo sopra allo 0%.

Google Autor maximize teh impact

Il Mercato cresce quando e’ libero, gli standard, come schema.org, favoriscono gli scambi e aprono opportunita’ di comunicazione.

L’utilizzo dei micro formati era gia’ un trend di mercato ma finche’ non si trasforma in standard trimanse solo una bella idaea ( di cui avevo gia’ parlato parlando di best practice per la creazione dei contenuti). Il Merito di schema.org e’ di averne liberato il potenziale aggregando i tanti sperimentatori.

Riassumendo, schema.org e i microformati sono promettenti e potrebbero abilitare una importante trasformazione perche’:

  • sono facili da usare e con un minimo di conoscenza html si riesco a implemntare arricchendo qualunque sito;
  • permettono di aggregare informazioni e creare nuovi modi interessanti di aggregare e fruire i contenuti creando cose divertenti come un Flipboard;
  • permettono di trarre tangibili benefici economici per tutti quelli che non si spaventano dall’operare in un libero mercato;
  • permette una maggiore interoperabilita’ tra earn media, owned media e paid media, un po’ come per ora succede solo negli ambienti Google dra Google=, adword e Google Shooping tra un po’ lo potra’ essere tra pinterest, facebook e il vostro sito, i banner e il rating & review e via discorrendo.

Allora cosa aspettate? Correte a scrivere al vostro sviluppatore chiedendo (per pochi soldi) l’adozione degli standard Schema e di farvi inserire come author del sito.
E se non sanno cosa sia mandateli a leggere gasparotto.biz che gli spiega pure i trucchetti :)

Buona comunicazione a tutti.

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2 Comments

  1. 7 Novembre 2013
    Reply

    Contributo come sempre interessante.
    Anche se i recenti sviluppi di Google segnalati da Federico nel post sembrano voler aiutare i Merchant a creare una migliore indicizzazione del proprio catalogo prodotti, e dunque una migliore pertinenza tra ricerca di un prodotto e la risposta sul motore di ricerca, d’altra parte sembra sempre più evidente che la stessa Google voglia rendere la vita più difficile ai merchant spingendoli ad investire in pubblicità a pagamento piuttosto che a migliorare il proprio posizionamento naturale.
    Come dire Google dà, Google toglie. Ovviamente a suo piacimento (ed interesse… ndr).

    A cosa mi riferisco? Gli esperti SEO già sanno la risposta… Si tratta dell’annoso tema del NOT PROVIDED.
    Nel 2011 la grande G decise di garantire la sicurezza dei suoi navigatori criptando le ricerche effettuate da utenti che avevano effettuato il login all’interno del loro account Google. Questo comportò che le keyword digitate dagli utenti non fossero più lette e passate all’interno degli analytics dei Merchant. In pratica, un consumatore loggato nel proprio account Google che avesse digitato “Scarpa Nike Predator” e cliccato poi il risultato naturale dl sito Nike su Google non avrebbe trasferito questa informazione all’analytics della stessa Nike :-/ Ok, è un tema di privacy, ci può stare…

    Ora però Google ha deciso a suo insindacabile giudizio di estendere le ricerche criptate, con tanto di perdita delle keywords non più disponibili e tracciabili all’interno di Analytics, anche agli utenti non loggati. Questo perché Google ha introdotto per tutti gli utenti che usano il motore il protocollo HTTPS (connessione sicura)

    Tutti i click dal natural search risultano quindi per il Merchant “non provided“, con conseguenti difficoltà per quest’ultimo di capire come il proprio e-commerce stia realmente performando.
    La soluzione? Semplice: se vuoi avere le statistiche puntuali sulla risposta del tuo store alle ricerche sui motori investi in AdWords, lì è tutto visibile con grande dettaglio :-)

    Per farvi capire quanto il problema sia diventato grosso vi giro una chart interessante che mostra l’evoluzione del fenomeno negli ultimi mesi: http://media.tumblr.com/a9b00bd3a9113b27f47bb6df7bf89145/tumblr_inline_mus3is8LDu1qbn1ha.png

    Come dicevo, Google dà, Google toglie (e hai voglia ad usare i Microdati citati da Federico), almeno finchè gli utenti glielo permetteranno continuando a scegliere la grande G per le proprie ricerche sul web.

    • 7 Novembre 2013
      Reply

      Già d’accordo, Google tutto è tranne che una Onlus. Però devo dire che sono veramente bravi nel gestire la loro comunicazione corporate, se pensate alla guerra che facevano alla povera Microsoft qualche anno fa e la paragonate all’alone di santità che circonda Google vien proprio da stringergli la mano.

      D’altro canto hanno talmente rotto le scatole con la gestione della privacy (senza in realtà ottenere, da bravi burocrati, nessun reale beneficio per i consumatori) i vari garanti che Big G a sto punto si è decisa di prendere i danni morali per la rottura di cookies pompando i volumi di keywords. Natualmente scherzo :)

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