Gamification: la strategia per conquistare l’uomo-sociale.

Ecco qualcosa di nuovo e di veramente strategico: la gamification. Cos’è?
Strategia semplice e brillante – per tutti quelli che sono cresciuti sulla strategia in tempo reale, dal Risiko, al Magic, al command & conquer, pure naturale – per creare engagement e conquistare nuovi clienti.

Si tratta di coinvolgere le persone, di coinvolgerle, di farle entrare in un nuovo fantastico mondo (in ben più dei 22 secondi necessari per l’acquisto d’impulso) agendo su una leva atipica, creando stress ed eccitazione anzichè quiete ed empatia, sfidandole, creando phatos e poi gratificandole. Si interagisce con i clienti o i lead con le dinamiche tipiche del gioco.

Esatto! Mica come fanno le varie applicazioni delle tanto blasonate case editrici di tutti i vari quotidiani, per citarne alcune, che vantano uno sproposito di dowload di applicazioni e nemmeno un cristiano su un miliardo che di sia degnato di scaricarvici un quotidiano.
SBEM! Tel chi l’applicasiun! E ora scarica, pirla!
Bella strategia, poi tra una decina d’anni quando il New York Times avrà già venduto l’ultima copia (cooome? non conoscete il libro clickate subito) da un po’ mi racconterete se siete riusciti a sopravviverci.

Ecco il concetto di Gamification è l’esatto contrario.

Provate a ricordare i vecchi, semplici videogiochi, quelli che piacciono ancora tanto al target femminile: prima di arrivare al livello apocalisse si parte facendo fuori un paio di mostriciattoli, poi un bel big-award “COMPLIMENTONI ! HAI PASSATO IL LIVELLO AMEBA CON SUCCESSO!

D’altro canto chi ha addestrato dei cuccioli con successo facendoli diventare delle fantastiche Kora, Tess, Maya, mi racconta che per riuscirci, più che redarguirle è importante gratificarle.E quindi alla nostra amebina dobbiamo fare i complimentoni.

Poi via quattro mostriciattoli scarsi scarsi e “complimentoni” ancora ” hai passato il livello volvox, noto organismo pluricellulare che abitava pantalassa (visto, alle elementari studiavo ancora di brutto?)”.

Si continua così per un po’, stimolando una semplice azione e premiandola poco dopo, fino al fatidico momento in cui si invita alla sottoscrizione. E a quel punto il nosto interlocutore è già persuaso, è entrato nel nostro mondo, è pronto a diventare un lead o a tirar fuori un po’ di soldi.

Soldi si ma non troppi, meglio chiedergliene pochi e farlo divertire abbastanza a lungo ancora per un po’. Sennò rischiamo di spaventarlo. Se invece dopo il primo paio di euri gli facciamo toccar di nuovo la carta: è NOSTRO! spende vita natural durante.

E’ la versione ludica di vedere cammello, comprare cammello, con tanti badge colorati che attestino la bravura del soggetto, un viaggetto di prova tra le gobbe e foto ricordo pronta da spedire a tutti i contatti.

Rendiamo il concetto più formale, che qui non stiamo mica giocando. : )

Il gioco per i bimbi è il primo metodo di apprendimento. Noi conosciamo la vita perchè da bambini abbiamo giocato a essere grandi.
Abbiamo fatto i dottori i poliziotti, le mamme, i manager, gli eroi, i medici (sporcaccioni).
Da bambini un po’ cresciuti spesso facciamo dei role-play per imparare a giocare ruoli a noi attualmente sconosciuti quando dobbiamo iniziare un nuovo lavoro, alcuni parlano da soli per preparare incontri importanti.
Sono tutti residui del gioco.

Il concetto di Gamification mutua e ripropone queste dinamiche di coinvolgimento semplificato fornendo una serie di elementi sistemici come punti, livelli, reward, missioni e status, per farci prendere confidenza, quindi destrtezza e quindi appropriarci di contensti non propriamente ludici. Ci inserisce in un sistema, che, attraverso regole inizialmente semplici, ci permette di giungere a complesse interazioni senza sforzo, anzi divertendoci.

Tecnichge simili sono state adottate con successo nell’erogazione di contenuti editoriali, elettronica di consumo, servizi legati alla salutre, ma anche di prodotti bancari ed assicurativi, basta prenderla alla larga e divertirsi un po’.

Se si volesse avere un approccio un po’ meno voyeuristico alla materia e si volesse iniziare ad abbozzare una strategia commerciale basata sulla gamification il primo passo sarebbe suddividere il proprio mercato di riferimento in target e sottoporre un panel al “The Bartle Test of Gamer Psychology” per individuare i cluster più frequenti tra i propri consumatori. Traduco. Le persone che ti interessano di più che tipo di giocatori sono? Capire questo è fondamentale per definire la dinamica ideale interazione.

Il Test di Bartle è un questionario abbinato ad una formula di scoring che aiuta a individuare le preferenze dei giocatori in contesti multiplayer (ivinclusi i giochi di ruolo massivi come World of Warkraft). Il risultato calcolato con un quoziente basato su 30 domande casuali da un risultato esprimibile in totale di doppio percentile (totale = 200%) da ripartire nei quttro archetipi principali :
– il killer
– il socializzatore
– l’arrivista
– l’esploratore

Arrivisti

Ambiscono a collezionare più punti, a superare i livelli, a raggiungere obiettivi concreti e misurabili, sono meno coinvolgibili e disinteressati al prestigio e ai badge.
Dobbiamo fornirgli un gioco che in qualche modo possa essere terminato e “battuto” e che dia dei contenuti bonus a valle dicompletamenti o finali alternativi come quelli che si sbloccano dopo il mostrone di “infinity blade”. Tutto ma non il Monopoli, insomma.
Soprattutto dar loro la possibilità di sfoggiare e di bullarsi del risultato ottenuto .

Esploratori

Manco a dirlo, dei cani da tartufo, ogni angolo è loro, scoprono aree nascoste, creano mappe e soffrono qualunque limite di tempo.
Combattere non è importante come cercare e interagire con l’ambiente, per attirarli è necessario popolare l’esperienza di fog-of-war, posti strani, sciarade, puzzle da risolvere e storie dettagliate.
Le loro interazioni con i killer di solito sono piuttosto negative mentre con gli arrivisti possono trovare terreni d’intesa.
Postano i segreti degli angolioi nascostie tendono a diventare popolari nelle proprie community di riferimento perchè riconosciuti come esperti.

Socializzaotri

Molti giocatori sono più interessati all’aspetto di socializzazione piuttosto che il gioco fine a se stesso, quindi assolutamente dei multiplayer, a cui piace dare una personalità ai propri avatar. Chat e condivisione sui social network sono le magiori leve di attrattività, come quei rompic@####@| che tempestano i poveri amici con centinai di richieste di farmville.
Il coinvolgimento aumenta fino a trasformarli in testimonial con la possibilità di creare clan e definire propri loghi o addirittura dare il proprio nome a stanze e server.
Si trovano abbastanza con le caotiche personalità dei killer.

Killers

Basta chiacchiere! E’ tempo de “Na’ spremuta de sangue”, che altro dire? Azione, distruzione, massacro si può aumentare il coinvolgimento dei killers con degli ambienti che si possano dannegiare.
Paradossalmente nella vita reale sono tipicamente dei bravi ragazzi che finisco per tentare di conquistare il mondo a costo di di crearlo da zero o di distruggerlo elettronicamente :|
Far saltare le cervella a un avatar controllato da un altro utente (guai ai bot!) genera il massimo godimento dell’esperrienza possibile, e al contrario di quel che potrebbe ispirare il loro sanguinario nome, sono di solito sportivi, attratti da un cameratismo di trincea e dai beau-geste ispirati da onore ed alte performance.
Spesso creano dinamiche conflittuali con i meno abili, i meno esperti e quelli che traggono piacere da tipi di interazioni differenti, che finiscono però per spiarli per cercare di copiarli.
Amano ricevere riconoscimenti ufficiali delle loro gesta e finiscono per socializzare meglio con chi è attratto dai loro risultati per sfidarli o emularli.

Un bel sito per scoprire tutto quel che c’è da sapere sulla gamification é: gameifications.com/ ed uno in inglese è gamification.org

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3 Comments

  1. 12 Luglio 2011
    Reply

    Ciao Gasparotto

    volevo solo segnalarti che l’immagine utilizzata nell’articolo è stata da me localizzata e pubblicata sul blog italiano della gamification http://www.gameifications. Un link non verrebbe disprezzato^_^

    Ciò detto, complimenti per l’articolo!

    • 12 Luglio 2011
      Reply

      Ciao Fabio,
      ben detto ho provveduto a mettere in pole position il tuo link e se ho capito chi sei ti ho mandato un contatto in linkedin, in attesa che mi segnali altre interessanti novità sulla gamification ;)
      ciao
      Federico

  2. 12 Luglio 2011
    Reply

    Si ora siamo in contatto e speriamo di trovare terreno comune sul tema.
    Ho letto della tua posizione lavorativa, voi state già facendo ragionamenti su come eventualmente implementare questo “strumento”?
    Ti ringrazio per il link, e non esitare per ogni richiesta. Intanto segno questo blog nella lista delle letture^_^

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