La rivoluzione del Wearable-Computing e dell’Internet-of-Everything (e le aspettative generate dall’Apple Watch).

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Ok un po’ di giorni fa è stato lanciato l’orologio di Apple, la stessa boiata che ha lanciato Samsung qualche mese, ma si sa che se lo fa Apple diventa tutto più figo, uno status simbol e vedremo un sacco di patacconi ai polsi di aspiranti figaccioni e figaccione.

E basterà questo per cambiare tutto? Se si guardano i dati dei diversi analisti, in breve si e non di poco.

Il consumatore non avrà più uno o due device sempre con se ma sarà cosparso di device sempre meno intrusivi e sempre più intelligenti in grado di interagire con centinaia di elementi distribuiti in qualunque contesto, un po’ come ci fa vedere la bella immagine del “vitruviano tecnologico del 2017” di Forrester ripreso in testata.

Prendiamo, ad esempio la ricerca recente di Business Insider, nel giro di pochi anni sostengono che le interazioni dei vari internet-of-things e wearable-computing dovrebbero poter superare l’insieme della connettività attualmente generata da smartphone e tablet insieme. L’attendibilità quantitativa delle proiezioni non è altissima ma fornisce un sentiment del fenomeno.

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E ricordiamo che l’ultima volta che gli analisti si erano sbilanciati dicendo che il mobile sarebbe quadruplicato in 3 anni sbagliarono clamorosamente ma in difetto. Nel bene potrebbe esserci un fenomeno assimilabile, nel male potrebbero essersi lasciati un po’ influenzare dal passato e aver calcato un po’ la mano sull’excell.

Almeno così interpreto le amplissime forchette di analisi di fonti anche autorevoli come il Berg qui sotto che viene anche ripreso dallo studio sul lusso di eMarketer (il Wearable computing è inserito nello studio perchè sarà molto attrattivo per il cliente Fashion-high-end e Luxury) se si va dal 2012 al 2017 in un ambito ad evoluzione così frenetica stiamo parlando di un trplo quantum leap carpiato.
Comunque la colonnina s’impenna.

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Il punto però non è se cambia non cambia o perchè ciò accadrà o i fenomeni quantitativi, quanto il cosa accadrà…. sfera di cristallo e pigliamo un po’ di cose e mettiamole insieme con un’ottica tutta nuova. Perchè più spesso l’innovazione non è un oggetto nuovo ma un nuovo modo di usare oggetti esistenti creando nuove dinamiche ed esperienze.

Il valore aggiunto apportato dal Wearable-computing? Comodità e nuovi modi di interagire

Innanzitutto proviamo a capire quale vantaggio dovrebbe portare e perchè la gente dovrebbe innamorarsi di questi nuovi aggeggi facendone un mai-più-senza.

Il Wearable-Computing dovrebbe essere una serie di accessori più o meno intelligenti che permettano di legare la quotidianità al digitale e viceversa soprattutto abilitando due nuovi momenti esperienziali:

  • Realtà-al-digitale > permette tramite sensori ed accessori sparsi per tutto il corpo ed indossabili, come oggetti stand-alone (braccialetti, cavigliere, …) o come capi d’abbigliamento veri e propri (giacche, magliette, costumi, …),di far capire, ad intelligenze distribuite (oggetti intelligenti dotati di proprio processore e connessione) o centralizzate (di fatto accessori che comunicano a un oggetto smart particolarmente intelligente come telefoni o tablet), tutto quel la persona sta facendo con i singoli arti o con tutto il corpo.
    Capisce, registra, interpreta e spiega alla tecnologia i movimenti umani decodificandoli in comportamenti.
     
  • Digitale-alla-realtà > da quel che furono i primi esperimenti di “realtà aumentata” il digitale fa di tutto per rompere le pareti di quella intelligentissima e perfetta bolla virtuale per portare un sacco di quell’intelligenza a sovrapporsi con il mondo reale, un po’ alla Neo di Matrix. Pastiglia?
    In ogni caso una recensione in tempo reale o l’indicazione per trovare la retta via dovrebbe apparire in modo automatico e contestuale su tutti i tipi di schermi dei device (screen, visori, lenti), degli oggetti intorno a noi (Auto, vetrine,…) o biologici (direttamente le cornee).

Ma soprattutto questi aggeggi ti rifilano tutte le informazioni che ci potrebbero servire in modo: facile, veloce e seamless (parolaccia abusata dai consulenti che sta ad indicare un’esperienza senza “fratture “). La quotidianità dovrebbe gradualmente essere popolata di pop-up-pini che ti satlano fuori a destra e a manca e ti dicono qual’è la cosa giusta: sei uscito in ritardo dal lavoro e l’orologio ti ricorda che è il tuo anniversario e se non vuoi pagare dei salatissimi alimenti epr i prossimi 15 anni è meglio che compri delle rose il prima possibile, parli al bavero della tua giacca e dici “Ca##° Siri c’ho bisogno di cioccolatini e rose…” e lei” certo caro mettiti il casco e segui le indicazioni che sto per darti…” ti infili il casco e sul vetro appaiono le indicazioni per raggiungere il negozio più vicino, pure evitando il traffico.

Da internet-of-things a internet-of-everything

Ok qualcuno di voi si ricorda che un po’ di tempo fa aveva iniziato l’internet-of-things oggetti che permettono di avere informazioni interessantissime infilate da qualche parte (un RFID o un qr-code o un chippino o robe più bizzarre e di improbabile successo) con cui interagire in ogni momento trasformando ogni aggeggio in un media. Non che abbia mai capito cosa dovrei dire a una sedia o un uovo, vorrei sapere cosa ne dirà Guzzanti, altro che buon vecchio aboriggeno di una volta.

L’internet-of-things è sempre stato una sola pazzesca perchè non si sapeva cosa gli aggeggi avrebbero dovuto dire, come potessero dirlo. Basti pensare che l’oggetto che ha vinto il primo premio mondiale per l’Internet-of-Thing fu un porta-uova che riusciva a stimare la scadenza eventuale delle uova e mandare un sms al cellulare a soli $99,99.
A parte una curva di ammortamento dubbia (a 0,20 centesimi a uovo ora che di rifai del costo ne devi fare di frittate …) vi immaginate ding-ding l’uovo sta scadedndo che puttanata pazzesca.

Con l’internet-of-everything la solfa dovrebbe un po’ cambiare un po’ meglio la dinamica rendendo interattivo un po’ tutto con tutto in ogni momento, dando un po’ di senso al tutto:

  • Ecco immaginate di voler fare una gita in montagna con una piccola ferrata,
  • con un paio di query vocali e wishlist integrate ai social mettiamo tutte le info insieme dall’attrezzatura necessaria,
  • al dove prenderla,
  • al come usarla
  • al dove andare per fare la passeggiata.
  • Poi paghiamo toccando solo con la manica del giubbottola cassa del negozio.
  • E se non sai come piantare il chiodo per farlo rimanere ben piantato il chip nella maglietta riconosce l’rfid del amrtello e del chiodo,
  • comunica al cellulare che elabora e ti proietta il video di Youtube dell’how-to direttamente sull’occhiale.

Tutto quel che serve è un po’ di wearable computing che capisce, le informazioni degli oggetti con delle Schede prodotto ben carrozzato, le contestualizza, le elabora e le rispara al device wearable più comodo.

6 Esempi concreti ed acquistabili di quel che sta accadendo

1) I’m smart – Partirei con un po’ di passato recente, visto che l’incipit era sull’Apple Watch con il primo degli orologi “smart. Giusto per dire che non è che per essere innovativi si debba per forza stare in California il precursore veneto dell’ Apple Watch da cui cupertino pare abbia copiato a piene funzionalità. Eh già perchè per fare il lancio mondiale invece qualche miliarduccio fa como :P
il precursore dell' Apple watch

2) Le Uova nel paniere – sempre sul passato, non potevo non includere la c@ç@*][a del secolo dell’uovo parlante, promettendovi che questo oscuro passato è superato dall’everything
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3) Fuel – Nel ruggente presente ci dimostra che il successo commerciale è possibile se si fanno le cose fatte bene come nel caso di FUEL che per un po’ di mesi ha fatto veramente tendenza e sui quali dati di vendita si stanno basando tutti gli studi di fattibilità attuali ed i business-case di wearable.
Nike+-Fuel-Band-SE-in-Volt-Green-With-iPhone-App

4) Google glasses – Futuro prossimo. Telecamera davanti per capire cosa c’è nel mondo e poi proietta direttamente sulla retina le informazioni elaborate l’esperienza è perfettibile e in realtà i Google glasses sono poco più che prototipi ma sicuramente rivoluzionari.

Con ulteriore visione di dettaglio per Nerdoni appassionati.


5) Skully AR-1 – Di prossima commercializzazione, un utilizzo di più immediata rispetto alla proiezione in cornea apprezzato da qualunque motociclista anche se il “comodo” non necessariamente fa rima con “casco”

6) Zegna Sport – E chiudiamo con qualcosa di veramente fico che farà tremare tutti i produttori di acessori. Il Vero wearable è possibile e pure con un bel posizionamento, niente cinesate e roba freak per ragazzini qui si parla di stile per gente veramente figa e che integra la tecnologia nelle passioni quotidiane. Si iniza con la linea Sport ma mi piacerebbe vedere i bottoni da polsino della giacca di un bel completo super-lusso di Zegna con sensori e Volume…. Sono sicuro che è in pipeline per le prossime collezioni :) (NB: per apprezzare consiglio di ingrandire l’immagine e guardare la manica sx)
ZegnaSport-Icon-Jacket

Poi ci sono un’altra vasta serei di prototipo ed idee più o meno di successo con cui non vi ammorbo (anelli, etc) che se volete approfondire potete dare un’occhiata a quel che scrive Laura Zanotti.

So what (aka “Ma che ce faccio co ‘sto uerabel-compiuti”) ?

Il Wearable-Computing man mano sempre più in grado di interagire con gli oggetti circostanti (altro esempio: immaginatevi un Fuel che è in grado di parlare con un chippino nel pedale o nel cambio della bici) dell’Internet-of-Everything potrebbe cambiare in modo radicale:

  • La frequenza d’interazione con il digitale aumenta esponenzialmente, ogni volta che tocco qualcosa, che giro la testa parte potenzialmente un “ping”, quindi la curva delle connessioni s’impenna.
     
  • Tutti i Customer-Journey verranno elevati all’ennesima potenza necessitando di un nuovo modo di progettazione per pattern per riuscire a concretizzare il design dell’experienza di ogni momento possibile di ogni interazione possibile (a farlo come si fa ora sarebbe un lavoraccio…)
     
  • Come detto prima le informazioni di prodotto e le Schede prodotto dovranno avere una qualità ed una quantità del patrimonio informativo emozionale (dalla descrizione che dovranno contenere una serie di keyword ai filmati emozionali od operativi) e strutturato (tutte le informazioni di prodotto devo essere incluse in un datamodel che permette di cercare filtrare, creare fawcett, in definitiva fare query)
     
  • Cambieranno i modelli di business di alcuni segmenti di mercato, un po’com’è accaduto al segmento dei navigatori o delle autoradio prima, prodotti che ha avuto un boom e una successiva contrazione data, paradossalmente, dall’espansione su ampissima scala del mercato stesso.
     
  • L’innovazione dei prodotti dovrà essere drastica con rischio d’estinzione dietro l’angolo. Immaginatevi tutte le giacche che dovranno integrare accessori o tutti gli occhiali che dovranno avere una telecamera.
    La qualità del prodotto non sarà più solo legata a materiali/fattura ed il valore percepito non sarà più solo legata al brand ma anche al tipo di tecnologia integrabile.
    I miei occhiali preferiti sono da sempre Oakley e di tre che ne ho 2 da sole e 1 da vista il 100% sono ormai dello stesso brand. Tra 2 anni se Oakley non sarà in grado di proiettarmi le indicazioni stradali come fa la Skully AR-1 già ora, per fichi che possano essere e per quanto mi potranno piacere li scarterò … Poi se c’è un azienda in Italia che ce la può fare son proprio loro ma solo a fronte di costante innovazione.

Buona computer indossato che interagisce con qualunque cosa a tutti.

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