Startup, web, acquisizioni, venture capital e subscription e-Commerce

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Mi ci sono iscritto su suggerimento di un vecchio digital-amico da qualche settimana e devo dire che l’ho trovata piuttosto interessante.

Non sempre della pietra filosofale si tratta devo dire che ne vale la pena.
Hum forse siete un po’ diffidenti e non vi va di sotttoscrivere qualcosa così alla cieca, e allora vi propongo un assaggino per decidere se ne valga la pena, parlando proprio del subcription e-Commerce:

“Ma come funziona il subscription e-commerce? 
Il meccanismo è molto semplice e prevede che l’utente si abboni al servizio con un canone mensile (o periodico) che gli permette di ricevere a casa propria una selezione di prodotti spesso di una nicchia specifica. Un sistema a prima vista banale ma che porta con se un’innovazione interessante con vantaggi sensibili e qualche ciriticità da non sottovalutare soprattutto legata alle abitudini degli italiani. 

I vantaggi 

Rispetto all’e-commerce tradizionale questo modello presenta alcuni vantaggi interessanti: 
una maggiore prevedibilità delle vendite in abbonamento con conseguenti ricavi ricorrenti; 
una più efficiente gestione del magazzino (veloce rotazione e basso livello di scorte); 
una gestione migliore del ciclo del capitale circolante;
un lifetime value medio per cliente più alto rispetto all’e-commerce tradizionale. 
Come evidenziato dalla ricerca che abbiamo effettuato in Principia SGR “e-commerce B2C – the new trends” e di cui abbiamo pubblicato online le slide, ad oggi il subscription e-commerce è stato per lo più declinato al femminile con iniziative rivolte verso settori come la moda, l’intimo, l’alimentare, la cosmetica e i prodotti per bambini. 

Tra i casi più interessanti non possiamo dimenticarci di Babbaco, una delle prime società nate con questo modello (2007) e specializzata nei giochi per i bambini così come Foodzie, attiva nel settore alimentare con un target sia maschile che femminile e che dopo l’esperienza Techstars (2008) ha ottenuto un round di finanziamento da circa $ 1 Mln. 

Un anno più tardi arriva invece Shoedazzle, la startup che grazie alla crescita vertiginosa e ai volumi incredibili di scarpe spedite a soli due anni dal lancio (1,8 milioni di prodotti venduti), ha focalizzato l’attenzione degli investitori su questo nuovo trend e ha scatenato la fantasia di altre decine di startupper che si sono cimentati con variazioni sul tema in ogni settore possibile. 

Tra questi sono interessanti i casi di BirchBox (clonata poi in Europa dai terribili fratelli Samwer con la loro Glossybox), di BeachMint che comprende jewelmint per i gioielli, beautymint per i cosmetici, shoemint per le scarpe e stylemint per l’abbigliamento, ”

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