Ai tempi della crisi ci sono tipicamente due approcci quelli che vogliono tagliare e quelli che vogliono crescere, e a me piacciono molto più i secondi che i primi. Se sei tra loro viene spontaneo chiedersi “si, cresco, ma dove?”
Naturalmente, e soprattutto per alcuni mercati come il fashion, il design, e più in generale i produttori di beni, una delle risposte è “l’e-Commerce” e un’altra è “l’esportazione“, alcuni dei più arditi mettono insieme le due “perchè con l’e-commerce si riesce a vendere all’estero“, allora ci si attacca ai giornali e si va a leggere una enorme quantità i luoghi comuni che rischiano di fuorviare le decisioni di business.
Anche le analisi di mercato, secondo me che sono un rompi ####, spesso rischiano di essere fuorvianti, perchè aggregano troppo poche informazioni, scindono quantitativo e qualitativo, etc…
Va beh tagliamo corto, propongo un paio delle varie fonti utili da incrociare:
- Innanzitutto è utile partire da uno studio come quello fatto dagli ex-colleghi di AT-Kearney che ho riportato in testata: incrociamo la popolazione internet con la penetrazione e-commerce, sembra banale ma è già un dato piuttosto difficile da trovare.
- Il sempre buon e-Marketer poi propone altri dati di interesse come:
- Poi se per sbaglio vi tocca aprire una sede, una rappresentanza fiscale, un magazzino o anche fare assicurazioni un po’ più estensive vi consiglierei di dare un’occhiata ai report del Economic Financial Corporation che vi spiegheranno quanti casini avrete ad aprire qua o la, il numero delle truffe, l’impossibilità di vincere una causa, etc… (non guardate dov’è finita l’Italia sennò vi spaventate)
- Poi dovreste saepere qual’è la popolarità per categoria merceologica e lo scontrino medio.
Improvvisamente posti presunti interessanti PUFFF! sparicscono perchè lo scontrino medio del paese, pure se la palletta degli amici di ATK è grossina, è di €38.
E-commerce e penetrazione si ma per quali target e con che potenziale di spesa? - Dovreste capire quale canale ha la penetrazione maggiore nell’e-commerce, come ad esempio TaoBao in Cina rende insensato aprire (solo) un proprio sito o attivare (solo) altri market place.
- Dovreste fare mente locale sui metodi di pagamento per l’e-commerce, la carta di credtio è un problema non solo in Italia.
- Dovreste scoprire qual’è il Conversion Rate attendibile per l’area (e su questo è meglio affidarsi a dei professionisti sennò uscite con numeri impossibili).
- Infine la cosa più difficile di tutte capire la popolarità del proprio brand e quanto vi costerà portare persone nel vostro negozio on-line… Piuttosto che non altre dinamiche sociali di consumo come la propensione all’acquisto di prodotti esteri (Liu-Jo che tira ovunque pare in Cina abbia problemi perchè troppo assonante al cinese e quindi non viene percepito come Italiano) o la non propensione (in certi paesi i temi politico/religiosi giocano brutti scherzi)
E qui bisogna avere sensibilità nel capire il tipo di customer journey verosimile e disegnare un buon percorso d’acquisto.
Più qualche altro trucchetto che mi tengo nella manica tipo le rappresentanze fiscali o i castelletti o quale sia il nostro reale potenziale penetrazione (e di vendita) per paese, giusto per non diventare subito inutile e scontato :)
In ogni casa se dovete internazionalizzare fate quattro conti fatti bene che a Cristoforo Colombo è andata bene anche se è partito alla spera-in-Dio ma non ci sono tanti Business-Case di successo come il suo :)
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